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leggo i manoscritti che mi sono stati inviati da un medico che abita vicino al
mare, Giuseppe Risica, per affermare che nei suoi versi ho trovato
effettivamente Poesia. Avevo già letto di lui una precedente raccolta, “Mare
dentro Mare”, e devo dire che mi era parecchio piaciuto. Adesso, questo “Su
nuove e antiche forme” me ne dà la conferma. Risica è siciliano del Tirreno,
vive a Tonnarella, di fronte a Vulcano, ma non sempre si porta il mare nel
cuore, non sempre la luna; evita, cioè, il rischio di abbandonarsi a malinconie
(...) e le convoglia invece, con abilità e consapevolezza, in una più vasta e
profonda indagine, il cui obiettivo è fortemente introspettivo:
quell’introspezione profonda, quell’osservazione sensibile ed attenta dello
stato e dei moti dell’animo che coinvolge, non solo emotivamente, il lettore.
Interrogativi, incertezze, meditazioni, ed una lapidaria ironia, sono le
costanti che governano l’estro di questo poeta, il quale, da un punto di vista
formale, possiede gli scatti secchi e taglienti che ricordano gli autori della
cosiddetta “Quarta generazione” (...) Ma c’è l’accumulo di un ben
più vasto bagaglio, culturale ed esistenziale, che occhieggia dappertutto sotto
gli interessanti versi di Risica, e la considerazione che se ne ricava è che si
tratta di uno con tutte le carte in regola per puntare ancora più in là, serio
e responsabile della sua Poesia, così si come deve essere per continuare
degnamente il discorso iniziato.
Melo Freni
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